Monossido di carbonio e stufa a pellet: un rischio da non sottovalutare
Negli ultimi anni le stufe a pellet sono diventate una scelta molto diffusa per il riscaldamento domestico: sono ecologiche, economiche e assicurano un calore piacevole e costante. Tuttavia, come evidenzia anche l’ISS (Istituto Superiore di Sanità), questi dispositivi possono rappresentare una potenziale fonte di emissioni pericolose, soprattutto in ambienti poco ventilati o in presenza di manutenzione scarsa o non corretta.
Durante la combustione del pellet, infatti, si generano gas come monossido di carbonio (CO), ossidi di azoto (NO₂) e particolato fine (PM). Se l’impianto di riscaldamento non è perfettamente efficiente o se la canna fumaria è ostruita, parte di questi gas può disperdersi nell’ambiente interno, contribuendo all’inquinamento domestico e mettendo a rischio la salute delle persone.
Il monossido di carbonio in casa è particolarmente insidioso perché non ha né odore, né colore: non ci si accorge della sua presenza finché non si manifestano i sintomi di intossicazione, come mal di testa, nausea, vertigini e, nei casi più gravi, perdita di conoscenza.
Secondo i dati dell’ATS di Brescia, ogni anno in Italia si registrano centinaia di episodi di avvelenamento da CO (monossido di carbonio), spesso dovuti a impianti di riscaldamento difettosi o alla insufficiente ventilazione degli ambienti.
