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Ridurre l’inquinamento in casa con rimedi naturali

Sei preoccupata per il rischio inquinamento indoor? Scopri alcuni alleati naturali che ti aiutano a tenerlo lontano da casa

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Fra le varie possibilità utilizzate per limitare la presenza di inquinanti all’interno degli edifici, vi sono diverse soluzioni che impiegano prodotti e materiali naturali.

Alcuni materiali naturali hanno la capacità di abbattere spontaneamente i VOCs e altri inquinanti sintetici.

Ad esempio, diverse piante da appartamento hanno evidenziato una spiccata capacità di ridurre le concentrazioni delle sostanze volatili nell’aria interna, in particolare della formaldeide e del fumo di sigaretta.

 

Piante mangia-smog

 

È da precisare che tutte le piante svolgono un’efficace azione di cattura del particolato attraverso la superficie foliare. Infatti, è possibile notare che le foglie della piante presenti in casa tendono a ricoprirsi di polvere e ciò avviene per effetto delle azioni di adesione superficiale che in ultima analisi riducono sensibilmente il particolato nell’aria interna, purché queste vengano pulite frequentemente.

Mentre con le polveri avviene un fenomeno di accumulo sulle foglie per deposizione, del tutto paragonabile ad una sorta di filtrazione dell’aria che funziona per gravità, con i VOCs si verifica un vero e proprio abbattimento delle loro concentrazioni. Praticamente le piante mangia-smog sono in grado di utilizzare per i propri processi metabolici naturali quello che per noi è un inquinante, cioè se ne nutrono.

Le piante da tenere in casa contro l’inquinamento indoor

Alcune piante sono più efficaci di altre nell’eliminare gli inquinanti e molto dipende dalla superficie delle foglie. I primi studi sul tema vennero effettuati dalla Nasa per valutare la possibilità di impiego delle piante depuranti durante le missioni spaziali con lo scopo di migliorare la qualità dell’aria all’interno delle navicelle.

Recentemente sono state invece testate numerose piante per valutare la loro capacità di abbattimento degli inquinanti domestici, essendo questo un argomento di sempre maggiore interesse per la salute pubblica a livello mondiale.
Il gruppo di ricerca diretto dal Professor Vadoud Niri dell’American Chemical Society, in uno studio condotto nel 2016, ha misurato l’effettiva capacità di abbattimento dei VOCs di cinque fra le otto piante più diffuse nei nostri appartamenti.

Tutte le piante sono in grado di assorbire le sostanze volatili ma alcune sono più attive di altre e in particolare la Guzmania lingulata è risultata la più efficace nell’abbattimento degli inquinanti che ha rimosso circa l’80% delle molecole testate.

Le altre piante analizzate erano: Crassula, Falangio, Consolea falcata e Dracena.

Un’altra pianta molto adatta per questo scopo è il Ficus (Ficus benjamina), molto diffusa nei nostri appartamenti.

 

Biofiltrazione tra opportunità e limiti

L’impiego di piante per la riduzione degli inquinanti prende il nome di “biofiltrazione” o di “fitorisanamento” (Phytoremediation). Inoltre, le piante sono in grado di migliorare ulteriormente la qualità dell’aria, perché emettono spontaneamente delle piccolissime quantità di alcune sostanze, che hanno l’effetto di limitare le proliferazioni batteriche e di liberare delle piacevoli essenze profumate.

Attenzione però: occorre precisare che le piante sono in grado di processare solo minime quantità di sostanze volatili, cioè sono adatte ad essere impiegate in ambienti tendenzialmente poco inquinati. Infatti l’ordine di grandezza della loro capacità di depurazione è nell’ordine dei microgrammi, mentre la presenza di inquinanti è nell’ordine dei milligrammi (mille volte tanto) al metro cubo d’aria.

 

Lana di pecora: purificatore naturale di formaldeide

Non tutti sanno che la lana di pecora ha la capacità di assorbire quantità molto importanti di formaldeide direttamente dall’aria. Più precisamente fra i 40 ed i quasi 100 grammi per kg di prodotto in funzione della tipologia e del colore.

La lana nera assorbe fino al doppio di formaldeide rispetto a quella bianca.

Uno studio condotto da Elie Mansour, Simon F Curling e Graham A Ormondroyd del BioComposites Centre presso la Bangor University nel Galles (UK) e pubblicato nel settembre del 2015, ha dimostrato la straordinaria capacità di questo prodotto assolutamente naturale di fissare sulle sue fibre il pericoloso inquinante.

È da precisare che la lana di pecora accumula la formaldeide fissandola sulle fibre e solo in parte la elimina trasformandola in composti non tossici, perciò quando la si utilizza come filtro depurante, dopo che le fibre sono sature il materiale deve essere periodicamente sostituito e smaltito adeguatamente.

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